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La mia ragazza mi tradisce e non so che fare: La storia di Simone

La mia ragazza mi tradisce e non so che fare. Una parte di me vorrebbe mollare tutto e rifarmi una vita, ritrovare la serenità e magari un altro amore; l’altra parte è ancora attaccata a lei, disperatamente, e sarebbe disposto a tutto, perdonare, farsi del male dentro e fisicamente pur di non lasciarla andare.

Sono Simone e sono quattro anni che sono insieme alla mia ragazza che però mi tradisce. Ci siamo conosciuti poco dopo la mia laurea e mi ero trasferito per iniziare un dottorato di ricerca, lei stava ancora studiando e ci siamo conosciuti perché stava seguendo un corso a cui io partecipavo come assistente del mio tutor. Mi ricordo che mi piaceva osservarla mentre ascoltava le lezioni; era così assorta con i suoi occhioni grandi e blu. Quegli occhi mi hanno fatto innamorare poco a poco.

Poco a poco cercavo c’intravedevo una sfumatura di blu diverso, e fantasticavo di quanto sarebbe stato bello intercettarne altre mille tonalità, sotto luci diverse dalle tristi lampadine giallognole dell’aula magna. Metteva sempre una borsa sulla sua destra e prendeva il posto alla compagna che puntualmente arrivava con circa dieci minuti di ritardo.

Era il suo ultimo esame, e aveva chiesto la tesi proprio al mio professore che ovviamente era troppo impegnato per seguire tutti i suoi laureandi, e lei fu affidata a me. In un certo senso, è come se la fosse la responsabilità di prendermene cura a tenermi legato ancora a lei.

Mi sento sempre in dovere di restarle accanto, come se si sgretolasse da sola. Ma che dico, non la lascerei sola, la lascerei con lui e questo fatto mi spaventa ancora di più. Lui sarebbe in grado di proteggerla? Conosce forse nuove sfumature dei suoi occhi che io non sono stato in grado di afferrare?

Quando fanno l’amore lui conosce esattamente l’ordine in cui spargere baci sul suo corpo nudo? Non mi fido, si lancerebbe avido e alla rinfusa preso dalla smania di averla, ma forse a lei piace così e io non l’avevo capito.

La mia ragazza mi tradisce perché io la amo troppo ma non so amarla come lei vorrebbe? Non lo so, non ho il coraggio di domandarglielo. Eppure, quando ci siamo trasferiti in questa mansarda ci sembrava che il mondo non esistesse oltre quella porta su cui avevamo appeso mille post-it con i versi che ci piacevano di più. All’inizio della nostra relazione non c’era bisogno di parlare per capirsi, bastava guardarsi per sapere di cosa avesse bisogno l’altro.

I nostri amici avevano serate tipo, facevano programmi ben precisi su come organizzarsi nei weekend e poi parlarne a cena quando ci ritrovavamo insieme. Noi siamo sempre stati più anticonformisti da questo punto di vista, e di questo la ringrazio. Eravamo schietti nel dirci restiamo casa stasera perché mi va così ed era bello lo stesso; parlavamo di tutto o di niente e non ci siamo mai sentiti a disagio.

Un giorno però ricevette una proposta di lavoro fuori città e, a parte la nostalgia della nostra quotidianità, non vi furono ostacoli di nessuna sorta; ci eravamo promessi di non metterci mai i bastoni fra le ruote, e i nostri primi fan eravamo noi. I primi tempi facevamo i salti mortali per vederci; appena finiva il venerdì prendeva il primo treno per tornare a casa e appena oltrepassava l’uscio finivamo per fare l’amore.

Altre volte la raggiungevo io; aveva preso un posto letto in un appartamento insieme ad altre due ragazze, tutte molto carine e discrete. Si parlava di possibili scenari futuri; voleva mollare tutto e tornare a casa, ma si trattava di un lavoro importante, era da pazzi rinunciare. Avrebbe fatto curriculum e magari conveniva aspettare un po’, magari nel frattempo mi sarei stabilizzato io all’università e avrei chiesto il trasferimento ma non era facile. Andammo avanti un annetto così, e quando le cose cominciarono a prendere una piega diversa manco me ne accorsi, e quando lo feci era troppo tardi.

All’inizio, non andai più da lei; la sua compagna di stanza restava sempre più spesso, e quindi non si poteva. Ma cominciava a restare sempre più spesso lì anche lei. A volte era troppo stanca, altre volte aveva del lavoro arretrato. Non ci badavo, “è normale, può succedere”. Poi un giorno lei riuscì finalmente a tornare a casa; non ci vedevamo da un mese buono e mi sentivo bruciare al solo pensiero di toccarla.

Invece, quando lei entrò a casa non ci furono scintille né stelle; mi accorsi dopo che non portava neanche uno zaino. Non disse nulla ma si vedeva che era distante, fredda e per la prima volta fummo a disagio l’uno con l’altro. Ci dicemmo qualche frase di circostanza ma per il resto rimase composta sul divano fin quando non arrivò la pizza che avevo ordinato; in quell’istante scattò in piedi e andarle a prendere come se tutto ciò che volesse fosse uscire da quella casa, e col senno di poi mi sentii più sollevato anche io, come se tornassi a respirare.

Cenammo in silenzio e andammo a dormire in silenzio. Non facemmo l’amore, né ci furono baci o carezze. Io non cercai lei né tanto meno lei cercò me, e realizzai che non riuscivo più a leggere il suo sguardo. Al mattino le dissi che a breve sarebbe stato il nostro anniversario, lei mi rispose che mi aveva tradito.

L’enormità di quella notizia non l’appresi subito, così non riuscii a replicare. Mi rigirai solo dal mio lato del letto e mi addormentai. Lei andava e veniva da casa a suo piacimento, e benché si fosse inesorabilmente rotto qualcosa fra noi non osavamo parlarne. Certe notti mi sentivo irrequieto; realizzai che dovevo liberarmi ma mi sentivo vuoto senza di lei, e così scelsi vigliaccamente di vivere a metà.

Poi lei un giorno mi raccontò del suo responsabile in ufficio, un uomo affascinante ma anche gentile che l’aveva aiutata moltissimo e mentre parlava sembrava un fiume in piena. Mi disse di come era successo tutto così all’improvviso, del senso di colpa nei miei confronti che non le dava il coraggio di tornare, ma non era nemmeno giusto restare in bilico e così quella sera era tornata per dirmelo, e in fondo sperava di non rompere la nostra relazione perché lui era irresistibile, ma lei amava me.

Adesso siamo qui che ci diamo le spalle, dopo 4 anni insieme che non abbiamo il coraggio di lasciarci andare. Mi chiedo se resteremo in questo limbo per sempre, mentre sento la porta richiudersi alle sue spalle.

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